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... studiando "l'uomo",
Piga, coinvolto in un ritmo interno tumultuoso, riesce a creare opere
piene di sentimento; un "paesaggio umano" avvolto in una
atmosfera di tragicita', dolore, sofferenza, di irrisione alla vita
che si snoda sotto i nostri occhi. Quella vita, fatta di "consueti
tempi cronologici" pervasa sempre da un furore immaginativo,
da' modo all'artista di porre nella prorpia pittura quell'accento
di necessita' immediata e bruciante visione della natura...
Gino Spinelli de' Santelena
... e' chiaro che l'intendimento dell'artista ricerca l'espressione
della sua emozione in un ambiente quasi surreale, il quale, pero',
nella sua descrizione, non si allontana da una matrice umana ancora
leggibile, e non si perde quindi in funesterie e fantasticherie paranormali.
... dietro questa problematica e la sua stesa dell'immagine c'e' una
pittura eccellente, una maniera ed una tecnica di pittura che rivalutano
d'immediato l'opera di questo pittore...
Mauro Innocenti
I "Paesaggi Umani" di Giorgio Piga, in una visione surreale,
esprimono il dramma esistenziale colto nelle sue varie sfumature e
pietrificato in una rappresentazione coincisa eserrata. I volti, essenzialmente
nei tratti, paiono tesi in un incubo gigantesco che, nascendo dalla
realta' si deformano in immagini allungate. Le figure, demarcate da
una linea nervosa, quasi spezzata, si muovono ascensionalemnte come
per mirare un punto di luce lontano. Spesso il pittore delinea dei
gruppi avvinghiati, dall'espressione sofferta, che paiono stringersi
per fuggire insieme una realta' drammatica. Non vi e' nell'arte di
Piga nessuna concessione calligrafica, tutto viene suturato in un
ductus incisivo e scarno. Sogno, realta', surrealta' si fondono in
una atmosfera carica di mistero, capace di evocazioni antiche mai
scomparse, nonostante l'angariante quotidiano avviluppato dalle sovrastrutture.
L'orizzonte si solleva quasi a sommergere i personaggi che paiono
voler annegare nell'infinito, dopo aver essenzializzato dentro di
se' il desiderio di eternarsi al di sopra delle cose medesime. Il
reale e' rivissuto nella luce della memoria e trasportato sulla tela
in una dimesione traslucida. Passato, presente, futuro perdono il
loro peso reale per divenire tempo immobile e perduto. Perduto e'
anche lo sguardo dei volti macerati, tesi a contemplare il proprio
io sdoppiato nella ricerca dell'autenticita' arcana. E l'arcano per
Piga e' l'assoluto mai posseduto e sempre rincorso, i sogni non contaminati,
la purita' antica. L'Io scava affannosamente in se' stesso i motivi
dell'esistenza senza mai definirli, come se le tessere d'un mosaico
che tentano disperatamente di comporsi senza mai riuscirci, perche'
dominate da una pazza volonta' che le agita. Il chiaroscuro sottolinea
l'affannosa ricerca: l'essere, appena oggettivato in forme definite,
scompare, per ancor riemergere in nuove definizioni di forme. Nulla
in Piga trova la quietezza, tutto concorre ad offrire con incisivita',
i mutamenti dell'umano che da sempre insegue un iperuranio lontanissimo,
dolendosi per questo della sua condizione umana medesima.
Rossella Lovascio
... gioca con le sue figure, cerca di divertirsi, ma nello stesso
tempo manifesta delle concezioni che si legano con l'assurdita'. Nelle
sue immagini simbolistiche ed allegoriche l'uomo e' al centro, l'uomo
e' l'oggetto, l'uomo e' il contenitore ed il contenuto di una essenzialita'
scenica o teatrale. Giorgio Piga preso, assalito com'e' dal discorso
dell'uomo, lo affronta in una maniera tutta sua, indiscutibilmente
originale, ma decisamente surreale, e lo colloca a fianco dell'uomo-bruto
ovvero dell'uomo-animale. E' tutta una filosofia che egli sviluppa
nelle sue tele , tuute di indiscutibile effetto, qualunque sia la
loro dimensione. Una filosofia che la si puo' accettare, la si puo'
rifiutare, la si puo' discutere, ma che non manca di indurci e di
spingerci alla riflessione.
Pietro De Giosa
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